Cos’è
L’implantologia è quella branca odontoiatrica che si occupa di sostituire gli elementi dentali mancanti con altrettante radici artificiali inserite nell’osso (Fig.1) destinate a sostenere denti singoli, gruppi di denti o fungere da supporto ad una protesi totale (la cosiddetta overdenture). Il vantaggio principale di questa metodica è quello di ottenere un ripristino estetico, funzionale e fonetico degli elementi mancanti riproducendo un effetto totalmente naturale.
Fig.1 – Impianto
Un concetto importantissimo in implantologia e che ne attesta l’avvenuto successo o fallimento, è quello di osteointegrazione, ossia quel meccanismo per cui l’osso viene in intimo contatto con l’impianto senza che tra questi due si interponga materiale di natura non ossea (in questo caso si parla di fibrointegrazione che equivale ad un fallimento implantare). In poche parole è come se l’osso abbracciasse intimamente l’impianto in modo da colmare qualsiasi gap esistente tra questi due elementi.
Perché avvenga l’osteointegrazione è fondamentale che l’impianto non subisca movimenti maggiori a 150 micron durante il periodo di guarigione. Questo è il concettosi stabilità primaria, che si deve ottenere durante la fase chirurgica. Chiaramente più l’osso ospite è morbido e più sarà difficile ottenere una buona stabilità primaria,più l’osso è duro e più facile sarà ottenerla. Anche nell’osso morbido,con le nuove sottopreparazioni si riesce ad ottenere un’ottima stabilità primaria.
Ci sono, quindi, tecniche chirurgiche che ci permetteranno di ottenere un’ottima stabilità anche in condizioni ossee sfavorevoli,che si studiano tramite dentalscan pre-operatorio.
Gli impianti, altro non sono, che radici artificiali realizzate in titanio (Fig.2) in quanto da numerosi studi è stato dimostrato che solo questo materiale dimostra di essere assolutamente tollerato dall’organismo senza provocare fenomeni di rigetto (si parla di biocompatibilità).Tuttavia in una minoranza di casi (circa il 3%) si verifica il fenomeno del fallimento implantare per motivi non sempre perfettamente noti e prevedibili con conseguente formazione di tessuto fibroso tra impianto ed osso e successivo fallimento implantare. In questa minoranza dei casi l’unica alternativa è la rimozione dell’impianto, un periodo di attesa che consenta all’osso di guarire in maniera idonea ed il successivo posizionamento di un impianto.
Nel nostro centro, in caso di fallimento implantare ( 3 su 100), l’impianto viene riposizionato senza alcun esborso aggiuntivo da parte del paziente.
Fig.2 – Esempio di impianto dentale
Chi può affrontarla
Praticamente quasi tutti! Bisogna valutare il paziente da un punto di vista della salute generale, della quantità e qualità di osso disponibile nella sede dell’impianto nonché le reali motivazioni del paziente.
Controindicazioni all’implantologia: esistono tuttavia delle controindicazioni di carattere locale o generale, temporanee o permanenti che sconsigliano fortemente la terapia implantare. Per questo risulta fondamentale che il paziente fornisca, tramite l’apposito questionario medico, tutte le informazioni inerenti il suo stato di salute generale e locale.
- Controindicazioni generali: è sconsigliabile sottoporsi ad un intervento implantare nel caso di uno stato di gravidanza in atto. Non è altresì possibile effettuare alcun intervento se il paziente è in trattamento con farmaci anticoagulanti o immunosoppressori. Anche le anemie, alterazioni delle difese immunitarie e dei meccanismi della coagulazione, il diabete giovanile, costituiscono controindicazioni assolute all’implantologia. Nel caso di patologie cardiocircolatorie, presenza di protesi valvolari cardiache, o pregresse endocarditi batteriche esistono rischi elevati che vanno attentamente valutati con il cardiologo curante. Infine nel caso di malattie dell’osso (osteoporosi ad esempio) in cui vi sia l’assunzione di farmaci della famiglia dei bifosfonati bisogna escludere l’intervento di implantologia.
- Controindicazioni locali: il principale fattore da tenere in considerazione riguarda la quantità nonché la qualità dell’osso nella sede implantare. Per ottenere tale valutazione ci si serve di vari mezzi diagnostici (analisi delle radiografie, modelli etc.). Soprattutto con l’ausilio di una tac (TC Dentalscan) si ottiene una misurazione precisa dell’altezza e dello spessore dell’osso nonché della forma. In particolare, bisogna prestare attenzione a due strutture anatomiche che devono essere preservate in tutti i modi: il seno mascellare nell’arcata superiore e il canale mandibolare nell’arcata inferiore. Il canale mandibolare accoglie al suo interno il nervo che porta la sensibilità ai denti dell’emiarcata inferiore corrispondente nonché all’emilabbro e all’emilingua. Per cui un’offesa a questa struttura durante l’intervento significa una perdita di sensibilità in queste zone.
- Limiti di età: l’età di per se non costituisce una controindicazione all’uso degli impianti. Tuttavia un paziente più anziano può presentare con maggiore probabilità problemi di salute che sconsigliano l’intervento. Per quanto concerne invece il giovane paziente bisogna valutare caso per caso lo sviluppo osseo dei mascellari. Comunque non è possibile mettere impianti in pazienti giovani prima del completamento della crescita (18 anni per le femmine e 20 anni per i maschi).
Come affrontarla
- Mantenere gli impianti a lungo termine: è assolutamente fondamentale effettuare regolari visite di controllo, in genere con cadenza semestrale,in cui il dentista effettuerà un controllo della salute dei tessuti perimplantari nonché la valutazione delle strutture protesiche fissate agli impianti. Valuterà altresì il grado di igiene orale praticato dal paziente. Si ritiene, infatti, che il controllo della placca batterica rappresenti il fattore determinante per il successo implantare a lungo termine. Per questo il paziente deve essere istruito su come usare i mezzi per il controllo dell’igiene orale a livello degli impianti e dei denti residui. Inoltre deve essere valutato a distanza di tempo la capacità del paziente nel mantenere un adeguato stato di igiene orale. Necessarie risultano essere anche le sedute di igiene professionale praticate 3 volte l’anno.
- Pianificazione: non esiste corretta implantologia senza un’accurata pianificazione. Il paziente che dovrà sottoporsi all’intervento dovrà essere attentamente analizzato sia clinicamente sia radio graficamente (con l’ausilio della tac) al fine di valutare con la massima precisione i fattori che risultano determinanti per una perfetta riuscita della terapia. Questo ci consentirà di scegliere il numero esatto degli impianti da inserire nonché le dimensioni di questi ultimi in relazione al quantitativo di osso disponibile. A tutto ciò si aggiunga un’approfondita discussione delle esigenze e delle aspettative del paziente anche in relazione con le sue possibilità economiche.
In cosa consiste l’intervento
Dopo un approfondito colloquio con il paziente (in cui gli vengono enunciate le varie possibilità terapeutiche e gli eventuali rischi) e dopo aver dato il consenso al trattamento, si procede all’inserimento dell’impianto nella sede prestabilita in anestesia locale ( solo in pazienti particolarmente ansiosi o in grandi interventi si ricorre alla sedazione cosciente). L’intervento ha una durata variabile dai 20 minuti ad un’ora circa e non comporta particolari fastidi nel post-operatorio. Gli unici fastidi possono essere rappresentati da gonfiore nella zona interessata e dolore in genere trattabile con i comuni antidolorifici presenti sul mercato. In ogni caso ad ogni paziente verrà consegnato un foglio con tutti i farmaci e le raccomandazioni da seguire nel periodo immediatamente successivo l’intervento e nei giorni a seguire. In questo modo i disagi post-operatori si riducono al minimo. Nel caso di paziente particolarmente ansiosi (odontofobici) o nel caso di grosse riabilitazioni implantari si ricorre alla sedazione cosciente. Questa procedura, effettuata da un’anestesista, produce un senso di rilassatezza nel paziente pur mantenendolo perfettamente cosciente di ciò che gli accade intorno (infatti il paziente risponde alle nostre domande ma è notevolmente più tranquillo e rilassato). La rimozione dei punti è demandata ad una settimana circa dall’intervento.
Affinchè si possa passare alla successiva fase di protesizzazione bisogna attendere un periodo di circa 6 settimane per la mandibola e 3 mesi per il mascellare superiore. Questi tempi si allungano (6 mesi) nel caso di interventi di rigenerazione ossea in quanto bisogna aspettare anche il tempo necessario affinchè l’osso aggiunto si organizzi in maniera idonea.
Complicanze ed insuccesso
Le percentuali di successo in implantologia si aggirano intorno al 97%. Tuttavia esistono una serie di complicanze a breve e lungo termine che possono condurre ad un fallimento implantare con conseguente insuccesso terapeutico. Si possono avere complicanze chirurgiche intraoperatorie o postoperatorie precoci e tardive ma anche complicazioni protesiche che si manifestano tardivamente e sono date da una mancata integrazione dell’impianto a causa del carico masticatorio applicato su di esso. Tra le complicanze operatorie rientrano il non rispetto delle strutture anatomiche (seno mascellare e canale mandibolare).Una della complicanze postoperatorie più comuni è la perimplantite, un’infiammazione dei tessuti attorno all’impianto. E’ provocata dalla contaminazione batterica della superficie implantare e porta ad una sostituzione dell’osso con tessuto di granulazione e conseguente perdita dell’impianto. Bisogna precisare che la maggior parte dei fallimenti si verifica nel periodo postoperatorio precoce e solo raramente si assiste alla perdita di un impianto a distanza di tempo.
Fondamentali per il mantenimento a lungo termine degli impianti risultano essere le regolari visite di controllo accompagnate da una seduta di igiene professionale atta a riportare i tessuti perimplantari in condizioni di salute ottimali. Queste in genere vengono effettuate tre volte l’anno. E’ stato infatti ampiamente dimostrato che un buon controllo della placca risulta essere il fattore principale per il successo a lungo termine della terapia implantare. Il paziente infatti deve essere istruito sui mezzi da usare al fine di ottenere un ottimo controllo della placca.
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