Il drenaggio linfatico manuale o linfodrenaggio ha progressivamente ricevuto, negli ultimi anni, numerose conferme scientifiche circa le sua reale efficacia ed utilità.
Per mezzo di specifiche manovre, che vengono eseguite con una o due mani a livello della cute e dei primi strati sottocutanei,questa metodica viene applicata sull’edema periferico ed in sede più prossimale accelerando o ripristinando il flusso entro i vasi linfatici e le stazioni linfonodali.
Attraverso questa tecnica manuale il terapista è in grado di apportare un contestuale ed immediato miglioramento del quadro edematoso (riduzione dei volumi) e sintomatologico, ma è altrettanto vero che un’errata tecnica di linfodrenaggio, che non tiene conto dell’anatomia e fisiologia flebolinfatica può risultare nociva per il paziente.
L’arto inferiore rappresenta il terreno maggiormente interessato dal flebolinfedema, ma anche l’edema dell’arto superiore, o grosso braccio, costituisce un secondo importante ambito di applicazione di questa tecnica, e la sua applicazione può essere estesa anche alle altre superfici cutanee del corpo.
Il drenaggio linfatico manuale, differendo molto dalle altre tecniche tradizionali di massaggio, deve rispettare alcuni principi:
– Le pressioni esercitate con le manovre di linfodrenaggio sono decisamente inferiori rispetto agli altri tipi di massaggio in quanto la rete linfatica su cui si agisce è quella superficiale, quindi non è necessario raggiungere con le mani zone profonde del corpo. Inoltre le pressioni all’interno dei vasi linfatici sono molto basse quindi anche quelle di drenaggio utilizzate non devono essere superiori ai 30-40 mmHg per non determinare il collasso della rete linfatica, e non causare dolenzia nelle stazioni linfonodali
– Sono da evitare ogni tipo di sfegamento sulla cute, che verrebbe erroneamente arrossata con produzione di vasodilatazione (frizionamento= arrossamento= vasodilatazione= iperflusso di sangue= edema)
– Il terapista deve lavorare secondo ritmi molto più lenti rispetto a quelli del massaggio tradizionale, in quando i vasi linfatici si contraggono con un ritmo medio di circa 12-15 volte al minuto
– Nel drenaggio linfatico manuale non si devono utilizzare alcun tipo di crema (tranne casi particolari), che potrà essere passata sulla cute a fine trattamento
– Il linfodrenaggio non deve provocare dolore, ma il paziente deve ricevere sensazioni benefiche dal trattamento con un effetto di rilassamento
– Ogni manovra viene eseguita direzionando la spinta secondo il flusso anatomo-fisiologico. In caso di patologia le manovre facilitano il riassorbimento dell’edema, riattivano i linfagioni ipofunzionanti e stimolano l’apertura e il flusso attraverso le vie collaterali esistenti. La singola manovra deve essere direzionata quindi verso la stazione linfonodale di scarico di riferimento, dalla periferia al centro, dal monte, ovvero la zona da cui proviene la linfa, alla valle, ovvero la zona dove la linfa è diretta
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